Sfida #1 – Iniziare a correre (Proseguimento)
Ho iniziato a correre nell’Ottobre 2013 e non mi sono più fermato. C’è chi mi chiama Forest Gump, chi mi considera un fulminato, chi mi critica e chi mi invidia positivamente.
Come già traspare dagli articoli precedenti, per me la corsa è stata una mezzo per la resurrezione. Avere a fine giornata (corro prevalentemente prima di cena) quest’ora che dedico solo a me, è una boccata d’ossigeno.
Non metto neppure più le cuffie. All’inizio avevo solo voglia di isolarmi, quasi ermeticamente. Ora mi piace ascoltare ed osservare quello che ho attorno.
Vestiti, scarpe, cellulare allacciato al braccio sinistro, cardiofrequenzimetro, polsino di spugna per asciugare la fronte e si inizia.
La logica che sta alla base è molto semplice: un passo alla volta, un piede davanti all’altro. Metafora di vita.
Le prime falcate sono quelle più difficili. “Uff, sono già stanco”, “Faccio il giro dell’isolato e poi mi fermo”, “Caspita, mi tocca faticare anche oggi”. Poi succede la magia. La mente inizia a vagare e le gambe procedono da sole. Guardi il cielo, ascolti i gabbiani, ammiri il sole che cala, vedi la città che cambia, c’è chi finisce di lavorare, chi vien via dalla spiaggia.
Mentre corro penso alla mia giornata, all’ipotetica giornata di chi incontro, sorrido ai bambini, faccio la V con le dita se passo davanti ad un turista che sta fotografando. E le gambe volano.
Cerco di variare il percorso ogni volta, sia per non rendere l’attività noiosa e sia in base alle condizioni meteo. Troppo sole? Rive di Chioggia. Troppo vento? Interno di Sottomarina. Variando il percorso si incontrano anche persone nuove. Saluto i conoscenti, fantastico sulla vita degli altri.
Un paio di settimane fa correvo sulla diga. Indossavo il k-way dato che minacciava di piovere. Arrivato all’altezza del bagnasciuga ho voluto rischiare e sono sceso sulla spiaggia. Dopo pochi secondi ha iniziato a piovere, poi sempre più forte. Il cellulare era al sicuro, il torace e la testa al caldo. Ho proseguito. Vedevo in lontananza i fulmini cadere a terra. Le gocce di pioggia facevano schizzare l’acqua del mare impattando. La sabbia si compattava sempre di più. Ed io proseguivo. Si sentivano la pioggia ed il mio respiro. K-way in superficie fradicio, acqua che mi correva lungo le gambe, ancora pioggia ed ancora respiro. Così per un po’ di chilometri. Unico aggettivo che mi viene in mente per descrivere la situazione: mistica. Un’esperienza stupenda, bellissima, un po’ per caso, un po’ sperata. Un bellissimo momento introspettivo immerso, nel vero senso della parola, negli elementi.
Mentre corro preparo mentalmente delle liste. La lista dei lavori in sospeso, la lista degli appuntamenti futuri, la lista delle faccende domestiche, ecc… Uso il tempo della corsa per organizzarmi mentalmente. Mi aiuta ad avere una visione ordinata del futuro prossimo per non sprecare forze in attività inutili.
E la salute? Mi sembra quasi inutile parlarne… Fiato migliorato, gambe forti, circolazione alla grande, battito a riposo rallentato di brutto rispetto a prima.
Un passo alla volta son riuscito a fare, ad oggi, 16.5 km di fila. Da inizio 2014 sono più di 500. Presto mi sfiderò un una mezza maratona.